Testi tratti dal Libro il FLORILEGIO di Paolo Michele EREDE

Filosofia Storia Umanologia

L'uomo e la sua creatività nella ricerca di un'armonia con la natura

Le maniere di vivere, i modi di essere cambiano.

Testimoni di un cambiamento, gli uomini ne sono travolti: il mondo va più veloce della loro mentalità e della loro possibilità di adattamento. Nella corsa al tempo l’uomo moderno diviene un “mutante”.

Novità, squilibri, instabilità, fluttuazioni, perturbazioni, incertezze sono e rappresentano i termini ricorrenti dell’epoca.

L’uomo - da sempre situato nell’intersezione spazio-tempo ha conosciuto varie forme di rapporto con l’ambiente naturale e sociale: lo spazio lineare a una dimensione: linea (preistoria), lo spazio concentrico a due dimensioni: la superficie (insediamento agricolo), lo spazio polinucleare a tre dimensioni: il volume (insediamento industriale), lo spazio-tempo a quattro dimensioni: (mondo ipertecnicizzato) ed ha tentato di crearsi un “cosmo” in cui svilupparsi con una certa razionalità.

Il paradosso del mondo attuale è di aver consentito all’uomo di raggiungere con la sua inventiva, con la sua volontà e tramite le sue ricerche, una potenza un tempo impossibile ed inaccessibile e contemporaneamente maggiore vulnerabilità.

La vulnerabilità deriva dall’improprio rapporto spaziotempo, dall’aumento dell’artificiale rispetto al naturale, dalla modificazione dei bioritmi, dalla riduzione progressiva dello spazio fruibile in relazione all’incremento demografico ed ai conseguenti insediamenti abitativi e produttivi ed infine dal massiccio assoggettamento della natura all’uomo.

La situazione, in funzione dei cambiamenti di realtà sociali, scientifiche, tecniche e produttive, tende ad estraniare l’individuo da se stesso rendendogli sempre più difficile la comprensione di un mondo che gli sfugge e che non gli permette di trovare la propria identità, il proprio “ubi consistam”.

Il passaggio dalla “Galassia Gutenberg” alla “Galassia Marconi” ha rappresentato - senza dubbio - una rivoluzione culturale importante, ma per alcuni aspetti anche alienante per le conseguenze relative alla diffusione di modelli di vita e di comportamento (tradotti in forza di pressione dell’organizzazione sociale) sempre più eguali.

Ma l’uomo reagisce al livellamento spersonalizzante e sempre più sta prendendo coscienza della necessità di tornare individuo; questo recupero di identità si traduce in attività produttiva della ragione o della fantasia.

La creatività diviene così forza di liberazione dall’oppressione di un conformismo esasperato che costringe l’individuo a muoversi in sincronia con gli altri membri della società cui appartiene.

La ricerca di una armonia con la natura passa prima di tutto attraverso la ricerca di una armonia con se stessi, è quindi ricerca e riscoperta del proprio “IO” e del proprio ruolo nella vita.

A questo proposito, Erich Fromm in “Fuga dalla Libertà” sostiene che lo stato di perenne ansia che caratterizza l’individuo nella società contemporanea è da ricercare nello stato di dissociazione dell’essere umano dal proprio “IO”: “Nella misura in cui sono come tu mi vuoi io non sono; sono ansioso; sono dipendente dall’approvazione degli altri alla ricerca costante di piacere”.

Nella ricerca di una armonia con la natura e per ricrearsi un incentivo alla vita, l’uomo ricorre alla fantasia, allo spazio essenziale di libertà dalla costrizione o dai “limiti” esterni e per questo aspetto - non ostante che la creatività riguardi tutte le attività dell’uomo - giunge al campo delle arti, ovvero (come già diceva Hegel) “campo delle soddisfazioni sostitutive”.

Sigmund Freud sostiene che:

“Nell’attività della fantasia l’uomo continua dunque a godere di quella libertà dalla costrizione esterna alla quale ha rinunciato da lungo tempo nella realtà. Egli è riuscito a trovare il modo di essere  alternativamente, ora un animale dedito al piacere, ora un essere ragionevole. Con la scarsa soddisfazione che è capace di carpire alla realtà l’uomo non se la cava... L’aver creato il regno psichico della fantasia trova pieno riscontro nell’istituzione di “riserve”, di “parchi per la protezione della natura”, là dove le esigenze dell’agricoltura, delle comunicazioni e dell’industria minacciano di cambiare rapidamente la faccia originaria della terra fino a renderla irriconoscibile. Il parco per la protezione della natura mantiene l’antico assetto, il quale altrove è stato ovunque sacrificato, con rincrescimento, alla necessità.

Tutto vi può crescere e proliferare come vuole, anche l’inutile, persino il nocivo. Anche il regno psichico della fantasia è una riserva di questo tipo sottratta al principio di realtà”.

Il rapporto uomo-natura si è dissociato come il rapporto uomo-uomo, la perdita di collegamento e di relazione con la natura ha accresciuto il disagio esistenziale specialmente nei paesi ad alta industrializzazione ed a miglior reddito.

La crisi dell’uomo è maggiore là dove è più frequente incontrare l’ “Homo Mecanicus”, è - quindi - direttamente proporzionale alla robotizzazione della società.

Ma il rifugio è pur sempre la riscoperta del mondo, della natura, e la presa di coscienza di ciò che ci sta attorno.

La creatività diviene ricerca e la natura ispirazione di imitazione, raffigurazione, interpretazione, elaborazione fantastica, ecc... .

Dall’origine dell’uomo fino a tempi recenti la “natura” è stata “maestro” all’uomo che ha cercato di imitarla, ma in tempo successivo ed attuale il tentativo di assoggettare la natura e di farne l’uomo “padrone e maestro” ha creato quella ”crisi” che si deve in ogni modo cercare di superare perché non si passi irreversibilmente dalla biofilia alla necrofilia (tragedia epibiotica).

L’ecologia della natura è direttamente proporzionale all’ecologia della mente dell’uomo, l’inquinamento del cervello umano è la causa dell’inquinamento della natura.

Ma quali i rimedi per diminuire l’ansia, la sofferenza esistenziale, la depressione, i disturbi psico-somatici, le turbe di comportamento, taluni tipi di handicap, ecc... ?

Questa premessa ha un senso se propone il raggiungimento di un obiettivo, ovvero valenza terapeutica, ai fini di ricondurre l’uomo all’armonia con se stesso e quindi con la natura, ove la creatività è in funzione della terapia.

Il rapporto “Terapia-Arte” ha complessa articolazione e coinvolge il rapporto terapeuta-paziente, terapeuta-“arte”, paziente-“arte”: l’uno e l’altro con il rispettivo ambiente culturale, di vita e di lavoro.

I terapeuti si trovano in relazione con l’ “arte” per vari aspetti:

1) per esigenze formativo-informative;

2) per terapia (ove si avvalgono di mezzi artistico estetici per inviare al paziente quel determinato tipo di messaggio).

 

Nel rapporto “paziente-arte-terapia”, l’ “arte” rappresenta l’espressione di stati d’animo, è mezzo di comunicazione, è linguaggio simbolico.

In particolare, il riferimento all’ “arte” coinvolge una molteplicità di “arti” e non solo quelle che la tradizione ha sempre considerato come tali (musica, pittura, scultura ecc...), ma anche quella che può essere definita “arte del lavoro”.

Attualmente vengono maggiormente utilizzate - a scopo terapeutico - la musica e la pittura.

La musica in funzione di:

1) espressione (tramite il suono o i suoni);

2) ascolto (in relazione alla cultura musicale del soggetto);

3) esecuzione e interpretazione;

4) educazione al movimento corporeo (tecniche di articolazione e correlazione dei gesti e dei suoni per rimozione di handicap di tipo psichico e psico-motorio).

La pittura in funzione di:

1) espressione degli stati d’animo del paziente mediante colori che lo stesso trasferisce in pittura formale o informale, rappresentativa della sensibilità, percezione e rielaborazione personale;

2) educazione al segno e al colore come mezzo di comunicazione.

È evidente che l’ “arte” nella terapia coinvolge necessariamente più discipline e, come già detto, specialisti delle varie componenti che operano in equipe multi-disciplinari: infatti unitamente ai medici si ritrovano: psicologi, musicisti, pedagoghi, sociologi, filosofi, ed altri.

La terapia mediante la musica ed il colore ha indicazioni per cure sia psichiche che somatiche con applicazioni sia nella psico-somatica che nella somato-psichica.

Di qui la complessità dei problemi che deve affrontare il terapeuta considerando l’uomo un tutt’uno nella concezione olistica dell’interdipendenza psiche-soma. Notevole rilievo assumono anche le caratteristiche esistenziali: la “qualità della vita” sia fisica che psichica e quindi gli stati d’animo e/o l’ansia tipica del nostro tempo.

Ne deriva il significato della qualità dei suoni e dei colori, dei toni, dei timbri, delle frequenze, delle armonizzazioni nei suoni e dei toni nel colore.

Gli studi sul potere affettivo e psicologico della musica evidenziano un’influenza sulla psiche correlata alla strumentazione ed alla struttura musicale.

Ad esempio, accordi consonanti sono associati a senso d’ordine, equilibrio, riposo, gioia, ecc..., accordi dissonanti sono associati a inquietudine, desiderio, tormento, agitazione, ecc... Francess e Imberty hanno svolto ricerche sulle modifiche di comportamento, sulle reazioni individuali indotte da differenti strumenti: piano, xilofono, violoncello, ecc... ed hanno osservato che la composizione è legata al pensiero, l’armonia ai sentimenti e agli strumenti a corda (archi), il ritmo alla volontà ed agli strumenti a percussione.

Il piano si addice a chi ha necessità di ricostruzione interiore e di sicurezza.

Ma grande importanza ha anche l’ambiente in cui si ascolta la musica (spazio scenico - spazio sonoro): camera, studio, sale da concerto, chiostri, oratori, giardini, teatri con il concorso della cornice visuale, decorazioni, pubblico, esecuzione dell’orchestra o dei solisti, fattori spaziotemporali, ecc... La musica determina un cambiamento dello stato affettivo esistente e l’effetto dominante di un brano musicale è costante - per lo stesso soggetto - in ogni audizione.

La risposta affermativa alla musica è in genere comune a quasi tutti gli ascoltatori.

Tuttavia, la reazione dell’ascoltatore al messaggio trasmesso con la musica è legato a un insieme di fattori individuali quali: il carattere, l’educazione, l’informazione, il contesto socio-culturale ed anche al valore intrinseco della musica.

Vi è quindi un rapporto fra la disponibilità dell’individuo (formativa-informativa correlata alla sua personalità) e la qualità del messaggio (vedi: autori, epoca, genere, ecc...).

D’altra parte l’esperienza terapeutica distingue i metodi passivi (audizione) dai metodi attivi (partecipazione: intellettuale, motoria, apprendimento di uno strumento, composizione, accompagnamento, ecc...), e consente di classificare gli effetti della musica:

1) come “strumento di disciplina” del pensiero e dell’espressione delle emozioni (viene utilizzata per le sue qualità pedagogiche);

2) come “equilibratore” - a livello più profondo - di ritmi fondamentali dell’organismo e delle loro sincronie;

3) come “distensivo” per rendere più accettabili certi interventi terapeutici;

4) come “intermediario” di una ripresa dei contatti umani (per ristabilire la comunicazione interpersonale) e come ripresa di contatto con la realtà.

Nel metodo terapeutico passivo (audizione) occorre adattare la musica allo stato d’animo dell’individuo (tristezza, gioia, forza, serenità, soddisfazione, angoscia, aggressività, ossessione, paura, tensione, ecc...) e - altresì - all’esigenza culturale, al pensiero, alla necessità di rielaborazione interiore (es.: musica molto strutturata: J. S. Bach; poco strutturata: alcuni autori contemporanei, ecc...).

Il tratto ed il colore vengono utilizzati nella terapia come espressione libera del soggetto, oppure associati alla musica ed al gesto (il gesto quale espressione corporale per induzione audio-visiva).

L’integrazione gesto-colore-suono attua la sensibilizzazione al mondo delle sensazioni e delle percezioni così come l’integrazione delle sensazioni tattili, cenestesiche, uditive e visive.

Tramite il rapporto suono-corpo, colore-corpo, segnocorpo (simbolismo del gesto, simbolismo grafico, logoschemi) si può giungere alla sensibilizzazione relazionale, alla comunicazione interpersonale, ecc.

Le finalità e gli obiettivi delle terapie del suono e del colore (singole o associate) sono molteplici e, come si comprende, spaziano dalle applicazioni nella educazione e rieducazione motoria alla rimozione di handicap, ecc...

Ma vastissimi sono gli aspetti esistenziali in cui tramite la conoscenza e l’interesse nel campo delle arti (espressione artistica, figurativa, musicale, grafica, plastica, letteraria) si può contribuire in maniera determinante all’allentamento delle tensioni individuali, alla diminuzione dello stato di ansia, delle conflittualità per migliorare la qualità di vita dell’individuo e della società.

“Siccome l’arte ci permette di dare un’occhiata a ciò che sta al di fuori del mondo che noi conosciamo normalmente, le emozioni che suscita tale realtà non sono di questo mondo.

L’emozione estetica concerne non “questo mondo”, ma la Realtà: è perciò diversa da ogni altra emozione essendo non solo inanalizzabile, ma anche unica.

È per questa ragione che noi parliamo della qualità di distacco nell’arte.

Perché, finché perdura la visione che l’arte ci concede, noi siamo esclusi da tutti gli interessi di questo mondo.

L’ansietà ed il timore, tutto s’arresta. È come se, per un momento, fossimo posti in grado di sfuggire alla corrente della vita e, dimenticando la fatica del bisogno e del desiderio, della lotta e della continua ricerca di tutto ciò che la vita richiede, si stesse in pace sulle rive della corrente impetuosa”

(C.E.M. JOAD).

 

 

 BIBLIOGRAFIA

 

FRANCES R., La perception de la musique, Paris, Vrin, 1958.

ID., Psychologie de l’esthètique, Paris, P.U.F., 1968.

FREUD S., Vorlesungen zur einfuhrung in die Psychoanalyse, Heller,

Wien, 1917 (trad. it. in Opere, Vol. VIII, Boringhieri, Torino

1976).

IMBERTY M., Entendre la Musique, Tome I, Dunod, 1979.

ID., Les Ecritures du temps, Tome II, Dunod, 1982.

JOAD C.E.M., Guide to Philosophy, London 1936.