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Figura Intellectus tratta da "Articuli adversus mathematicos" di Giordano Bruno


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Secunda, constans septem se attingentibus circulis, nempe in punctis quo mutuo non penetrent et intersecent, figura Intellectus omnia distinguentis propriisque rationibus distribuentis appellatur. Tribus etiam concentricis efformata circulis, utpote quorum idem et unum individuum est centrum, quod est primum, unica quoque non minus est ultima circumferentia, quae est extremum, figura certe omnia complectentis et unientis dicitur.


La seconda [figura], consistente in sette cerchi in sé tangenti, proprio laddove non possono reciprocamente penetrarsi e intersecarsi, si definisce immagine dell’intelletto, in grado di discernere ogni cosa e di ordinarla secondo la propria ragion d’essere. Formata poi da tre cerchi concentrici, in quanto un solo, indivisibile e identico è il loro centro, per il fatto che tiene il primo posto, non di meno si definisce anche unica l’ultima circonferenza, che si trova sul limite estremo, chiara immagine [dell’intelletto] che abbraccia e unisce ogni cosa.

(trad. prof. Renato Del Ponte)

Gli "Articuli adversus mathematicos" furono scritti nel 1588 durante il soggiorno a Praga e dedicati all'Imperatore Rodolfo II d'Asburgo.

Le idee del Neoplatonismo sono costitutive per la filosofia di Giordano Bruno. La vicinanza di Bruno a tale tradizione è chiaramente rilevabile nel concetto di principio divino, nella concezione dell'essere come Uno-Tutto ed infine nella giustificazione metafisica della matematica. Come il neoplatonico Proclo, Bruno collega in particolare la formazione di una relazione reciproca tra la funzione della matematica nel sistema metafisico e la costituzione di una 'filosofia della matematica' autonoma. Ambedue i filosofi attingono dalla riflessione sulla costruzione della metodologia matematica nel contesto della loro ricezione degli Elementi di Euclide.

Proclo appare negli Articuli adversus mathematicos di Bruno come garante rispetto ad errate formulazioni dei matematici; d'altra parte, alcune argomentazioni procliane sono tuttavia un fattore scatenante della critica da parte di Bruno. In tal senso, i rapporti del Nolano con la tradizione neoplatonica non si presentano ininterrotti e continui; la presenza, la trasformazione ed in un certo senso perfino il contenimento dei modelli neoplatonici caratterizzano invece la comprensione bruniana riguardo alle teorie metafisiche e matematiche del Neoplatonismo.

Per entrambi i filosofi il principio dell'Uno e la sua manifestazione nella pluralità sono il fondamento per la matematica. Tanto per Proclo quanto per Bruno, il numero quale primo oggetto dell'aritmetica ha il suo fondamento nell'unità divina, che è condizione metafisica per lo sviluppo del numero nella pluralità. Tale metafisica dell'Uno viene a completarsi mediante il principio della mente: il pensiero esce fuori di sé in modo circolare per poi rientrarvi.

Forme geometriche quali il cerchio, il centro e la periferia o il punto, la linea, la superficie e il corpo sono infine espressione delle idee della mente una e pensante (nous, mens). Negli Articuli adversus mathematicos, così come nel De minimo, Bruno tenta di ampliare tali premesse per arrivare ad una scienza universale. Sebbene nel pensiero neoplatonico il numero non esteso domini chiaramente sugli oggetti estesi della geometria, già nel De la causa Bruno fa derivare dall'idea dell'unità metafisica l'unità infinita dello spazio dell'universo che non è numerabile poiché non ha numero. Così, l'unità dello spazio e della grandezza sembra sostituire la priorità ontologica del numero o pare almeno divenire di eguale valore.