Cronaca Cerimonia Premiazione Premio Prof. Paolo Michele Erede

Seconda Edizione - Genova, 14 Novembre 2008

Dott.ssa Franca Erede Dürst: Saluto e presentazione

 

Franca_Erede_DurstIl mio saluto più affettuoso ed il mio ringraziamento a tutte le persone presenti a questa nostra manifestazione.

Rivolgo il mio grazie alle Personalità e Autorità che hanno accolto il nostro invito accettando di partecipare.

 

La mia gratitudine e stima è rivolta a tutto il Consiglio ed a tutte le Persone che prestano la loro opera con impegno per la Fondazione.

 

PRIMO “QUADERNO”

In questo ultimo anno la Fondazione ha pensato di non dimenticare la Prima Edizione del Premio anno 2007 dal tema:

“I PROBLEMI DELLA SOCIETA’ MULTIETNICA”

alla luce dello scritto di Paolo:

”Le compatibilità per una cultura dell’incontro in una società multietnica”

tratto dal Suo libro “FLORILEGIO”

curatrice Prof. Laura Sacchetti Pellerano

Edizione Giuseppe La Terza – Bari.

Così tutti insieme abbiamo studiato, discusso, organizzato, scelto e infine deciso la pubblicazione del “Primo Quaderno” della Fondazione che presentiamo oggi in questa occasione.

Abbiamo raccolto gli elaborati del 2007 e pubblicato questi primi boccioli del “FLORILEGIO” perché appunto sbocciati da una raccolta di fiori come è il titolo del libro di Paolo, cioè una summa dei Suoi scritti.

Questo è il nostro desiderio di continuare nel tempo pubblicando gli scritti dei premiati su questi libri: “Quaderni”. Sarà sempre il ricordo di queste persone e la possibilità di poter consultare i loro elaborati anche nel futuro.

Editore ECIG – Genova.

 

BANDO DI CONCORSO PER IL II° PREMIO (2008)

TEMA:

“IL MONDO PLASMATO DAI MEDIA. L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA”.

Questa è una storia che proviene da un tempo molto lontano – tra il III° e il II° millennio (a.C.) e cioè questa storia inizia con la

“SCRITTURA”:

la scrittura è definita il mezzo per esprimere visibilmente e durevolmente il pensiero.

Sistema convenzionale di segni grafici che vengono fatti corrispondere a suoni e parole di una lingua.

Molte leggende antiche attribuiscono l’invenzione a Dei ed Eroi.

Cadmio, eroe dell’antica Tebe introdusse 16 lettere dell’alfabeto Fenicio dalla Fenicia nella Grecia (1519 a.C.)

Palamède avrebbe aggiunte altre 3 lettere dell’alfabeto (1220 a.C.)

Simònide avrebbe completato l’alfabeto (627 a.C.)

I principali sistemi grafici adottati nel mondo sono 2:

Scrittura IDEOGRAFICA E FONETICA

(L’Ideografica è più antica e madre della Fonetica)

IDEOGRAFICA = Rappresenta l’IDEA

FONETICA = Rappresenta i SUONI

Non è qui possibile parlare di questo tema così interessante.

Voglio solo raccontare un aneddoto:

Non tutti avevano accettato questa novità – la scrittura – i patrizi nel Medioevo la consideravano volgare, di conseguenza non sapevano scrivere.

I notai si trovarono in difficoltà per i loro atti e decisero di formulare una frase da porre al posto della firma.

E quindi racconterò la frase: “NON FIRMA PERCHE’ NOBILE”.

 

Ed ora ritorno al tema “Il mondo plasmato dai media: l’importanza della comunicazione nella società contemporanea”.

Questo titolo è stato scelto dal Presidente delle Commissioni Scientifiche della Fondazione, Prof. Michele Marsonet e convalidato: votato all’unanimità dal Consiglio.

Ricordando l’elaborato di Paolo dal titolo:

“La dea techne. Dal mondo unico al robot programmato”.

La partecipazione a questo premio è stata numerosa e gli elaborati molto validi ed interessanti.

La Commissione Giudicatrice è formata da:

- Presidente Prof. MICHELE MARSONET

- Dott. MARIO PATERNOSTRO – Direttore Responsabile

PROGRAMMAZIONI TELEVISIVE “PRIMOCANALE

- Dott. LANFRANCO VACCARI – Direttore Responsabile

“IL SECOLO XIX”

L’esito è stato di 3 lavori premiati e di altri 3 lavori che saranno pubblicati nel II° QUADERNO della Fondazione, cioè nel 2009.

Per gli altri partecipanti ci sarà l’Attestato di Partecipazione ed un mio personale piccolo ricordo.

 

MONETE

Sono state coniate le monete della Fondazione

da un lato vi è il nostro LOGO – la “Figura intellectus” tratta da “Articuli adversus mathematicos” (1588) di Giordano Bruno,

e dall’altra parte è raffigurato il “Pensatore” (1888) di Auguste Rodin (1840-1917) (esposto al Musée du Luxembourg a Parigi).

La data incisa sul fondo della moneta corrisponde al nascere della nostra Fondazione (2005).

 

“INTERNATIONAL FOUNDATION ERICH FROMM”

Rinnovata relazione e collaborazione con l’Associazione:

“INTERNATIONAL FOUNDATION ERICH FROMM”

con Sede morale a Palazzo Vecchio – Piazza della Signoria – Firenze

Presidente: Dott. EZIO BENELLI – Psichiatra

Direttore: Dott. PAOLO CARDOSO – Psichiatra

La Rivista da Loro fondata è: “PSICANALISI NEOFREUDIANA”

Ringrazio per questa collaborazione poiché sono già stati pubblicati 2 articoli di Paolo (conferenze fatte a Firenze – Palazzo Vecchio ai Congressi della “International Foundation Erich Fromm”):

UNA CITTA’ PER L’UOMO, PROBLEMI DI ECOLOGIA URBANA

ECOLOGIA DELLA MENTE – DISTOPIE E DISCRONIE

(Simposio Internazionale – Firenze – 18 novembre 1989)

 

Io sono lieta e onorata di aver ritrovato queste prestigiose persone e di aver già potuto riprendere insieme una collaborazione che purtroppo si era persa nel tempo.

 

UN PENSIERO

Desidero ricordare uno scritto di PAOLO in merito all’argomento del II°Premio:

“L’evoluzione tecnologica fisica è quindi nota ma ciò che si conosce poco è lo sviluppo, essenzialmente nuovo e senza precedenti, della tecnologia psicologica e della sua influenza anche tramite i mass-media (pubblicità, partiti politici, governi ecc. …) nella società.

Alla tecnologia che controlla la natura è venuta quindi ad aggiungersi la tecnologia che controlla l’uomo causando nuovi problemi circa il suo destino, la sua personalità ed il significato della sua esistenza. Sempre più allo stimolo dei mass-media si ha la risposta condizionata, spersonalizzante, che inibisce progressivamente la creatività avviando l’uomo alla dimensione di robot programmato.

Ma non bisogna indulgere ad una visione troppo pessimistica, giacché l’uomo – oggi – sta prendendo sempre più coscienza dei rischi di tali prospettive e solo la presa di coscienza può portare al riequilibrio dell’esigenza umanista con lo sviluppo tecnologico.

 

GRAZIE

Franca Erede Dürst

Prof. Michele Marsonet: Il mondo plasmato dai media

Michele_Marsonet La Fondazione “Prof. Paolo Michele Erede”, presentata ufficialmente presso la Biblioteca Berio il 23 marzo 2006, è giunta quest’anno alla seconda edizione bandendo un concorso intitolato “Il mondo plasmato dai media”. La premiazione ha avuto luogo a Palazzo Tursi il 14 novembre 2008, alla presenza di un folto e qualificato pubblico. Com’è noto, la Fondazione ha lo scopo di tener vivo il pensiero del Prof. Paolo Michele Erede, insigne esempio di medico con forti interessi umanistici, e filosofici in particolare.

Perché è stato scelto questo tema? Riveste oggi grande importanza il problema della responsabilità e del controllo dei mezzi di comunicazione. Più cresce in una civiltà l’importanza dell’informazione, più diventa pressante il diritto “sociale” ad informarsi, ad ottenere un’informazione corretta, e nello stesso tempo a mantenere la propria privacy. L’esercizio di questi diritti dipende da una complessa interazione normativa, alla base della quale si pone il rapporto tra etica e comunicazione.

La delicatezza dell’argomento è dovuta alla pluralità di piani che caratterizzano l’idea stessa di comunicazione. La regolazione dei mezzi di comunicazione, cioè l’introduzione di regole, sia pur minime, atte a vincolare o a ridurre il qualche modo la libertà d’espressione al fine di tutelare le esigenze individuali, incidono in modo significativo sugli spazi di libertà di una società democratica. Il rischio è quello di restringere eccessivamente tali spazi e di limitare l’accesso a diritti fondamentali quali la libertà di parola e di libera espressione del pensiero. D’altra parte la protezione, fondamentale in ogni democrazia, della libertà di stampa convive con la necessità, e l’obbligo morale, di assicurare un’informazione completa, accurata, non influenzata da interessi di parte, autonoma dal potere politico ed economico.

Sulla base di queste considerazioni le moderne società democratiche hanno focalizzato l’attenzione su teorie etico – normative fondate su accordi pubblicamente condivisi, e tradotti in forme di auto-regolamentazione quali i codici etici. Si tratta di una “sperimentazione” di etica pubblica applicata ai mass media che ha i suoi sostenitori ed i suoi oppositori e, come ogni strumento relativamente nuovo, le sue aree critiche. Si potrebbe affermare che se il fondamento del liberalismo sta nella famosa frase “la mia libertà finisce dove inizia il naso dell’altro”, i codici etici dei mass media tentano, con alterno successo, di definire normativamente l’esiguo spazio tra i due nasi.

Negli ultimi decenni, il sistema dell’informazione è “esploso” con le televisioni – pubbliche e private – e le nuove tecnologie, modificando come un’onda sismica anche il mondo della carta stampata. Geograficamente si parla soprattutto dell’ambito occidentale, delle società liberali; ma gli echi della discussione investono ormai l’intero pianeta. Celebre è la distinzione di Umberto Eco tra “apocalittici” e “integrati”, cioè tra coloro che considerano il sistema dei mass media, e in particolare la televisione, un potente strumento utilizzato dal potere per formare il consenso e addormentare i cervelli, e coloro che – da Popper in poi – considerando gravi i rischi per la democrazia posti dallo sviluppo incontrollato del sistema dei media, ritengono doveroso e fruttuoso un intervento normativo da realizzarsi coinvolgendo deontologicamente la categoria giornalistica.

E’ Marshall McLuhan a coniare già all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso espressioni poi divenute celeberrime quali “il mezzo è il messaggio” o “villaggio globale” per analizzare natura, modalità, valenze psico-percettive e socio-culturali dei media. Lo studioso canadese è tra i primi a comprendere che la tecnologia sta rivoluzionando la struttura dell’informazione, e che ciò porta a un’inevitabile modifica delle relazioni sociali. Furono considerazioni utili a scuotere una società non ancora capace di comprendere la portata dei mutamenti dei processi relazionali seguiti alla rivoluzione tecnologica.

Si anticiparono così gli interrogativi della generazione successiva: la televisione è una forma di comunicazione “partecipativa” oppure “medium” “assorbente” e “anestetico” per le coscienze? Potente mezzo d’informazione e di istruzione di massa o, al contrario, strumento di controllo del consenso, di alienazione e di atomizzazione della vita sociale? E quale ruolo assume la rivoluzione informatica, quello di un allargamento della partecipazione politica o anche in questo caso di una forma più sottile di controllo? Quali saranno i nuovi confini della privacy nel mondo computerizzato dove “spiare sarà una forma d’arte”? Quale l’effetto politico di un totale trasferimento di informazioni non filtrate sulle nazioni arretrate? Tali sono le questioni centrali che i partecipanti al concorso sono chiamati ad analizzare.

Non si deve tuttavia dimenticare che, alle radici di tutto, vi è il concetto di “comunicazione”. Il linguaggio è un prodotto eminentemente sociale e, per parlare delle basi della comunicazione umana, dobbiamo rammentare che per comunicare c’è sempre bisogno degli altri. Non possiamo vivere senza comunicare, senza esprimere i nostri pensieri circa il mondo circostante. I mass media, in fondo, altro non sono che l’ultimo sviluppo di questa nostra condizione originaria.

Intervento del Dott. Mario Paternostro
Relatore della Commissione Giudicatrice del Premio
Direttore Responsabile P.T.V. "Primocanale".

Mario_Paternostro In casi come questi si dice in genere che “è stato un lavoro difficile e poi abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta”. Indubbiamente è difficile leggere degli elaborati che hanno – come dire – un certo peso culturale. E poi, per quanto mi riguarda, adotto sempre un metodo nelle mie decisioni. Ho cercato gli elaborati che, secondo me, erano più vicini anche ad un articolo di giornale, con “quello” stile. In realtà non è che esista un vero e proprio stile “giornalistico”, ma c’è un ritmo e un modo di raccontare le cose che più avvicina a un articolo di giornale. Nel pubblico è presente un vero maestro di giornalismo che è l'amico Massimo Zamorani. Ecco come scrive e come scriveva Massimo Zamorani quando faceva l'inviato sul campo, voglio ricordarlo perché era una bella scrittura, una gran bella scrittura.

“Ricordiamo che allora la televisione non c'era e voi avevate il difficile incarico di dare anche le immagini oltre alle parole. Ecco, purtroppo oggi questo non esiste più, ma tutti voi ricorderete gli articoli di Orio Vergani, ricorderete i servizi dei grandi inviati che raccontavano anche lo sport. Pensate oggi cosa sarebbe lo sport senza le immagini. Io credo che il merito di questi giornalisti che avevano davvero allora un linguaggio, oggi non c’è più - allora sì - era quello di riuscire e non erano molti quelli che ce la facevano a mettere insieme le parole con la suggestione delle immagini che non vedevano e che dovevano trasferire poi ai lettori”.

Allora il metodo è stato proprio questo. Mi rendo però conto – e in questo è servito molto, come dire, l’attenzione di Michele Marsonet – che si doveva unire anche il valore scientifico, il fatto che siamo collegati ad una Università, il fatto che ci doveva essere anche della filosofia. A me è piaciuto molto mettere insieme queste due cose: comunicazione, quindi giornalismo in senso lato da una parte, e filosofia dall’altra.

Le facoltà di Scienze della Comunicazione sono straripanti di iscritti. Mi raccontava, proprio durante il Festival della Scienza, un illustre Collega - nostro Segretario e Preside di una Facoltà Scientifica a Pisa – che aveva poche decine di iscritti a fronte di 200 – 250 che si volevano iscrivere a Scienze della Comunicazione. Ora è risaputo che Scienze della Comunicazione non offre grandi sbocchi, ma questo perché purtroppo il nostro Paese, come tanti altri, non offre tanti sbocchi professionali. Però è un segnale. E allora che tipo di segnale è questo? Questo è un segno che effettivamente comunicare è di moda. Forse un tempo era di moda fare il giornalista; adesso – secondo me – lo è molto meno. Però è una facoltà di moda. E’ stata una facoltà di moda anche Architettura. Tempo fa era di moda anche Lettere e Filosofia. La comunicazione è di moda e allora tutti si iscrivono a Scienze della Comunicazione. Il problema poi è che cosa ne vogliamo fare di questi ragazzi che hanno una laurea in Scienze della Comunicazione, ma magari non sanno neanche scrivere bene.

Invece poi fortunatamente debbo dire che gli elaborati che abbiamo esaminato sono tutti scritti bene: chi in maniera più accademica chi in maniera un po’ meno accademica e forse un po’ più giornalistica. In ciò che ha scritto Michele Marsonet c’è un po’ tutto quello che è oggi il giornalismo. Penso che come tante altre professioni il giornalista sia carico di colpe e di responsabilità. Oggi poi è di moda dare anche sempre la colpa ai giornalisti, ai media. Ce ne sono, ne abbiamo, si vedono tutti i giorni però è diventato un mestiere davvero molto difficile. In qualunque modo ci si muova si sbaglia sempre. Se uno non dà le intercettazioni ha nascosto, se le dà ha esagerato. L’equilibrio è difficile, veramente difficile.

Comunicare poi in un ambito ristretto, cioè in un ambito regionale, è ancora più complicato perché - voi capite bene - che quello che scriviamo poi lo verifichiamo quando due ore dopo usciamo e incontriamo - sopratutto in questa città dove ci si conosce un po’ tutti – l’amico, l’amico dell’amico, il parente ecc. Che immediatamente ha da dirti qualche cosa: ma che hai scritto? Ma cosa ti è venuto in mente di fare?

Il problema vero però è: che futuro ci sarà? Marsonet fa un esempio, ricorda e parla di Internet, ricorda questo modo di comunicare che per me è pericolosissimo. Dentro Internet c’è tutto, tutto e il contrario di tutto. Ma sopratutto quello che mi preoccupa molto è ben più grave della responsabilità di un giornalista. Del fatto che un giornalista non è mai obiettivo – a me personalmente un giornalista obiettivo dà abbastanza fastidio, mi piacerebbe un giornalista “onesto”, sostituirei il termine “obiettività” col termine “onestà”, che è già una bella cosa. Ma quello che succede con Internet è impressionante. Vi faccio un esempio; io non c’ero abituato perché, venendo da trent’anni abbondanti di carta stampata: Il Lavoro, Il Giornale di Indro Montanelli (bisogna precisare “di Indro Montanelli”) e Il Secolo XIX, il riscontro poi l’avevamo, ma era molto lento. Potevo scrivere tutti i giorni un pezzo, ma in prima pagina trovavo un gruppo di persone, opinion makers, professionisti, che sono dei forti lettori e che ti commentavano la notizia, ti dicevano bene o male.

La televisione è già tutto un altro sistema. Ci mettete la faccia, quindi c’è una riconoscibilità immediata. Internet è devastante. Provo a scrivere un commento messo sul nostro sito Internet. Dopo - ho fatto il conto - un minuto e mezzo ho già i primi risultati. Sopratutto è chi mi insulta, è l'insultante che desidera scrivere su Internet perché ha uno sfogo anonimo. Cosa c’è di più comodo che scrivere : “lei è un perfetto cretino, lei è un qualunquista.” Io sono un qualunquista, fascista che lavoro in una televisione di destra ecc.

Benissimo. Mi va benissimo. La cosa che mi impressiona è la velocità con cui nasce questo dialogo di insulti, questa spazzatura, questa pattumiera che viene messa nei blog. Personalmente non rispondo quasi mai a nessuno perché io appartengo ad una categoria vecchia di giornalismo caro Alfredo, che tu ben conosci. Quelli che, ma non lo dico con un po’ di nostalgia solo perché ero più giovane, le notizie se le andavano a cercare trottando ai Commissariati di Polizia, alle Astanterie degli Ospedali, ai Palazzi di Giustizia, dagli Avvocati, Giudici ecc.

In un minuto e mezzo ora arrivano gli insulti. Allora io un giorno mi sono un po’ stufato di ricevere degli insulti, cioè a me piacerebbe uno che mi dice: “Mi chiamo Giovanni Verdi. Lei è un perfetto cretino, lei ha scritto un mare di imbecillità. Il mio numero di telefono è questo se mi vuole rispondere”. Purtroppo non è così, si nascondono dietro questi nomi, a volte poi hanno uno stile agghiacciante, non conoscono assolutamente niente dell’italiano, scrivono malissimo.

Allora ho dato una risposta a questi due o tre insultatori. Ho detto: “Sentite, avete fatto molto bene, avete ragione, mi va tutto bene, mi piacerebbe molto conoscervi, incontrarvi e vedere di discutere assieme di quello che ho scritto, se non lo condividete. Però vi chiede una cortesia, di dirmi dove lavorate, perché se io fossi il vostro datore di lavoro vi licenzierei immediatamente – perché dovete stare inchiodati di fronte a questo sito dalla mattina alla sera.”
Cioè, io scrivo alle 11, alle 11,05 c’è già il commento del commento, scrivo alle 16 e dopo 2 minuti esiste immediatamente un gruppetto di persone che scrivono. Allora dico: “Ma cosa fate tutto il giorno?” Da quel momento i tre o quattro che mi insultavano non hanno più scritto. Non so per quanto durerà, ma in ogni caso mi sono salvato un attimo da questa situazione.

Brevemente chiudo. Internet sarà il futuro, mi dicono, sarà il futuro dell'informazione. Mi dicono anzi che già lo è. Mi dicono che è molto bello poter scrivere una parola e avere l’elenco di centinaia di fonti di approfondimento, si fa per dire. Però l'uso di Internet per lanciare delle informazioni lo trovo una cosa estremamente pericolosa. Non solo per il giornalismo sotto controllo, ci mancherebbe altro, ne abbiamo avuto nel passato (lasciamo stare), ma una sorta di auto-controllo da parte di chi scrive, secondo me è indispensabile. Per questo mi auguro, da giornalista che ora lavora nella televisione, che ci sia un futuro per i giornali - per quanto molto difficile,viste le condizioni. Che ci sia sempre uno zoccolo duro di persone che leggono, che usano i giornali su carta, che aprono, che maneggiano qualcosa, perché quello che avviene nell’aria è talmente incontrollabile da minacciare seriamente la privacy. Adesso c’è, va di moda questo “facebook” per cui ci si iscrive ad una sorta di – non saprei definirlo – salotto (ma “salotto” è una parola troppo elegante), di palestra di informazioni private con fotografie ecc.

Io purtroppo, sarò vecchio ecc., ma lo trovo veramente agghiacciante. Quindi speriamo, auguriamoci che nonostante tutto quello che si sta facendo per uccidere l'informazione i giornali resistano. Speriamo che nascano, resistano delle buone televisioni nazionali ma anche locali, che facciano della buona informazione locale - magari con meno televendite e più notizie – che esistano delle buone radio cioè senza tropps pubblicità. C’era tempo fa qualcuno che parlava di “info-pollution”, di inquinamento dell’informazione.

Oggi forse siamo veramente in mezzo all’inquinamento dell’informazione. Tuttavia è ovvio che una informazione senza controllo diventi un rischio per tutti incalcolabile. Quindi ben vengano tutte le occasioni in cui si incentivano, si sviluppano degli approfondimenti del caso di cui stiamo parlando stasera, i problemi che riguardano il mondo della comunicazione e dell’informazione. Speriamo che leggano non solo i giornalisti e i cittadini che si occupano di altre cose, ma anche chi poi dovrà portare in campo politico e legislativo tutti questi argomenti che, ormai, sembrano essere il pane quotidiano della nostra società.

Moderatore:

Pro. Stefano Monti Bragadin
Docente di Sociologia Politica
Direttore DISSPOS
Facoltà Scienze Politiche
Università degli Studi di Genova

Monti_Bragadin

Sono Intervenuti:

Costa_Biondi_Murolo.jpg - 31842 Bytes

da sinistra:
Dott. Giuseppe Costa, Chirurgo IST, Consigliere Comunale di Genova.
On. Avv. Alfredo Biondi, Parlamentare, già Ministro.
Dott. Giuseppe Murolo, Consigliere Comunale di Genova, Presidente Commissione Affari Istituzionali e Generali.

Eugenio_Pallestrini

Prof. Eugenio Pallestrini
Docente ORL
Facoltà Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Genova

Dott. Massimo Zamorani
Scrittore
Giornalista

Massimo_Zamorani

La Dott.ssa Franca Erede Dürst premia i vincitori


Paolo_Vignola.jpg - 25927 Bytes VIGNOLA PAOLO  

 

III° PREMIO  

 

Nato ad Alberga ove risiede

Ha conseguito la laurea in Filosofia 2003 (Università degli Studi di Genova)

Inizio Dottorato di ricerca 2004 Università – Ge

nel 2008 ha conseguito il Dottorato

Dottore di ricerca

Altre attività

Organizza: Convegni, Seminari e Conferenze presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Genova.

I suoi interessi di ricerca sono:

Filosofia Francese Contemporanea

Comunicazione

Estetica  

 

Titolo: “Autostrade mediatiche ad alta velocità: tra nuove frontiere e spazi comuni”  

 

Elaborato: VIGNOLA PAOLO

Il premio è stato assegnato per la sua approfondita analisi del tema della comunicazione con riferimento ad alcune grandi figure della filosofia contemporanea.

 

 

Caterina_Grisanzio GRISANZIO CATERINA  

 

II° PREMIO  

 

Nata a Trento e residente a Genova

Ha conseguito la Laurea Specialistica in Comunicazione Sociale ed Istituzionale

La sua professione

Funzionario Regione Liguria – Assessorato Sanità – Addetta alla Comunicazione

Ha vinto premi locali e nazionali di poesia

Ed è anche pittrice  

 

Titolo: Il mondo plasmato dai media  

 

Elaborato: GRISANZIO CATERINA

Analisi breve, ma molto ben documentata dell’importanza della comunicazione pubblicitaria.

 

 




Silvia_Caccavale CACCAVALE SILVIA

 

I° PREMIO

 

Nata e residente a Genova

Ha conseguito:

la Maturità Classica al liceo D’Oria

Laurea Triennale in Scienze della Comunicazione – Università degli Studi di Genova

La sua professione è

Stagista presso l’Ufficio Trade Marketing Costa Crociere

 

Titolo del suo elaborato è Il mondo plasmato dai media

 

Elaborato: SILVIA CACCAVALE

Il suo elaborato presenta spiccati caratteri di originalità e fantasia attendendosi al tema del concorso.