FLORILEGIO di Paolo Michele EREDE

Filosofia Storia Umanologia

Prefazione

Quale amico e compagno di Paolo Michele Erede, non posso esimermi dal ricordarne, con commozione, l'illustre padre: il prof. Ugo Erede primario ostetrico ginecologo, che fu Presidente della SO.CREM in anni lontani.
Di lui rammentiamo, oltre alla scienza chirurgica, la profonda dirittura morale e il laicismo intemerato, valori che trasfuse al figlio Paolo.
Vi sono anche altri illustri antenati di Paolo Michele, ai quali, dal Dizionario del Risorgimento Nazionale del Rosi, è dedicato ampio spazio e dove "emerge" la figura di Michele Erede (1806 - 1878), intellettuale di spicco nella Genova della metà dell'800, membro corrispondente della Società di statistica di Marsiglia e della Società Letteraria di Lione. Importanti i suoi studi e le sue pubblicazioni di economia e sull'istruzione professionale. Così come Gaetano Angelrico, figlio di Michele, illustre capitano marittimo e mazziniano che cadde a venti anni militando nelle file dei carabinieri genovesi.
Angelrico Erede venne colpito in fronte mentre assaltava i borbonici.
Leonida Balestreri scrive, in pagine evocative, che Angelrico Erede "da Spartano compié sua giornata" e non fu retorica affermare questo.
Angelrico Erede, con l'impeto generoso dei suoi vent'anni e con la purezza del suo sacrificio, ebbe infatti ad esprimere nel grado più alto la coscienza stessa della libertà.
In questo suo eroico figlio, soldato di Garibaldi, Genova può riconoscersi in quanto di più grande le sue tradizioni tramandano, e per quanto di più certo l'avvenire promette.
Venendo al Nostro, il Prof. Dott. Paolo Michele Erede, figlio di Ugo e Anita Capocaccia, di antica e nobile famiglia genovese, nacque a Genova l'11 gennaio 1930; si laureò "cum Laude" nell'Università di Genova il 9 novembre 1954.
Conseguì la specialità in Igiene nel 1961, successivamente la specialità in Igiene e Tecnica Ospedaliera, la libera docenza in Patologia Generale a Roma nel 1963 a riconoscimento di una folta messe di lavori scientifici.
Gli si debbono altresì importanti pagine di filosofia, storia, scienza ed esoterismo.
Fu componente del Comitato scientifico della SO.CREM genovese, ed appartenne anche molte altre Associazioni nazionali ed internazionali collaborando ad esse fattivamente.


La ricerca filosofica di Paolo Michele Erede

La ricerca filosofica è fondamentale nel pensiero di Paolo Michele Erede.
Egli afferma che l'uomo, da sempre situato nell'intersezione spazio-tempo, ha conosciuto varie forme di rapporto con l'ambiente naturale e sociale.
Lo spazio naturale a una dimensione: linea (la preistoria).
Lo spazio concentrico a due dimensioni: la superficie (insediamento agricolo).
Lo spazio polinucleare a tre dimensioni: il volume (insediamento industriale).
Lo spazio-tempo a quattro dimensioni: l'universo cosmico (mondo tecnologico).
L'uomo ha tentato, nel corso della sua storia, di crearsi un "cosmo" in cui svilupparsi con una certa razionalità; il paradosso del modo attuale è di aver consentito all'uomo di raggiungere, attraverso l'inventiva, la volontà e le ricerche, una potenza un tempo impossibile ed inaccessibile ma contemporaneamente di essere caduto in uno stato di maggiore vulnerabilità.
Singolare la sua concezione secondo la quale la progressiva tendenza alla integrazione ed alla omogeneità della comunità planetaria induce crisi di identità di nazioni e di popoli con la conseguenza di una esasperazione reattiva delle caratteristiche delle tradizioni culturali delle società così come dei singoli individui.
Il peso della storia del sé, il peso della storia del contesto a fronte della progressiva denaturazione del "mondo" in cui ci si sviluppa, si vive e si è in relazione, i continui mutamenti dell'ambiente, la cui frequenza diviene sempre più motivo di disadattamento per i ritmi di vita psichica e fisica degli individui e quindi della società, portano alle più clamorose contraddizioni da cui derivano le sempre maggiori difficoltà a realizzare uno sviluppo razionale basato sulla capacità e sulle possibilità di programmare con un vasto margine di compatibilità con l'esistente. Il vortice cambiamentale è la "sabbia mobile" su cui poggiano i programmi.
Paolo Michele Erede rileva la continua espansione delle società multietniche, ma quando culture differenti sono messe a contatto, avvengono sempre reciproche sensibilizzazioni. Esse inducono a "scontro-rifiuto" o a "incontroaccettazione"; nel primo caso possono verificarsi conflitti talora violenti sia sul piano collettivo sia su quello individuale determinati da reciproca diffidenza, non conoscenza e timori di "contaminazione" che snaturi l'originalità etnico-culturale, nel secondo caso - talvolta impercettibilmente e molto lentamente - si va, consciamente o inconsciamente, incontro ad assimilazioni selezionate secondo il grado di plausibilità (vedi nelle arti, nell'artigianato, nei rapporti con la natura, nelle abitudini di vita: alimentazione, abbigliamento, ecc.), mentre al contrario restano impermeabili concezioni religiose e filosofiche e tradizionalismi così esasperati da creare barriere insormontabili all'integrazione, anche se tali non appaiono in superficie per esigenze di convenienza.
La società multietnica sempre più si diffonde, anche se in molti casi oggi si assiste all'apparente contraddizione della volontà di etnie di riappropriarsi di territori, di ristabilire confini, di riscoprire patrie, di conservare e sviluppare tradizioni, il che peraltro non contrasta con progetti federativi motivati da necessità economico-produttive e dalla necessità dell'interscambio e della distribuzione delle risorse.
Nel pensiero di Paolo Michele Erede non manca l'attenzione al problema educativo.
Ogni progetto educativo, ogni discorso educativo porta con sé un'immagine dell'uomo, una visione dell'uomo.
Non si finisce mai di diventare uomo e perciò occorre preparare l'uomo attraverso l'educazione permanente. Il concetto di educazione permanente ha in sé tentazioni rivoluzionarie.
L'educazione permanente non può e non deve divenire mai fattore di condizionamento, ma deve tradursi in fattore di crescita culturale - informativa e comportamentale - e per il medico anche e soprattutto in conoscenza dell' "olon umano" nella molteplicità dei modi di essere e di esistere.
Anche il mito è stato studiato ed interpretato dal Nostro. Esso viene definito un discorso simbolico-fantastico, in un linguaggio immaginario, a valenza psicologica, ispirato a fatti reali ma non verificabili nella realtà. È un messaggio trasmesso per generazioni e situato in un determinato periodo storico, il tempo dei miti.
L'avvento recente della psicologia e della psicoanalisi, lungi dal destabilizzare il mondo dei miti, mostra un interessante concordanza nell'interpretazione del fenomeno mitico.
La separazione conscio-inconscio, specialmente nella concezione junghiana, rende più leggibile il mondo dei miti; infatti, l'inconscio, riserva infinita dei pensieri passati e futuri, intimi e collettivi, è la materia prima del pensiero mitico che libera la fantasia e stimola la creatività (vedi l'ispirazione artistica). Diviene fattore mitogeno il mondo infinito delle pulsioni, delle sensazioni, dei sentimenti, dei pensieri e le due pulsioni principali dell'uomo, la paura e il suo antidoto, la speranza, sono parte di tutti i miti.
Secondo Erede dal segno si libera l'immaginazione, la fantasia, tratti e lunghe linee si disperdono e si riaggregano a dare un significato di forma a ciò che forma non ha, espressione non voluta e non cercata di un pensiero, di una ipotesi, o frutto di una osservazione introspettiva così come di una visione strutturale della materia, della natura, della vita.
Tessuto di linee, tessuto di idee, segni lanciati nello spazio a creare immagini liberatorie, nel passaggio dal nucleo solido della realtà alle molecole rarefatte dell'utopia in un disegno sempre più sfumato, appena percettibile, che si allontana nel tempo e ritorna con tratti più pronunciati via via che si riavvicina al nucleo con movimento a spirale.
All'inizio del secolo XX due concezioni - diametralmente opposte - della società venivano ipotizzate da William Stern e da Gustave Le Bon; il primo sosteneva che il XX secolo sarebbe stato il secolo dell'individuo, il secondo sosteneva che sarebbe stato il secolo delle "masse".
Le due concezioni in fasi alterne si sono susseguite, ma certamente con una prevalenza della seconda attuata per l'impulso conferito dalla Rivoluzione d'Ottobre.
Attualmente sia all'Ovest sia all'Est acquista tutta la sua importanza il valore di individuo e particolarmente dopo l'anno celebrativo della Rivoluzione Francese questo termine riprende significato su vasta scala.
Infatti si riesamina l'iter che ha condotto alla dichiarazione dei "diritti dell'uomo" partendo dal movimento illuminista - per lungo tempo trascurato - che già nel 1984 nelle celebrazioni del bicentenario della morte di Diderot aveva suscitato nuovo interesse.
D'altra parte, culture differenti - ispirate ad opposte ideologie sociali, comportamentali, etiche - avevano relegato il discorso illuminista in angoli della "Patria" e di alcuni pochi salotti. Razionalismo, autonomia del pensiero, fuga dai dogmi, libera circolazione delle idee, valori individuali per eccellenza opponevano necessariamente il concetto di individuo "incoercibile" a quello di massa "coercibile".
Inestricabilmente collegata al concetto di individuo è la stima di "Sé" che costituisce il presupposto fondamentale dell'azione; infatti chi non ha stima di "Sé" diventa inevitabilmente apatico.
La convinzione del proprio valore è il fattore base dell'azione umana perché riassume tutto lo sviluppo dell'io e rappresenta l'antidoto verso la "rinuncia" ed il "complesso di delega" che conduce facilmente all'assunzione del ruolo di "automi".
Nel pensiero di Paolo Michele Erede troviamo anche un profondo interesse per elementi esoterici e rapporti fra Filosofia e scienza. Il fuoco in particolare è al centro della speculazione, la Fenice (ossia l'anima) si riduce in cenere e dalla cenere risorge. 
L'incitamento alla contemplazione brucia l'anima profana determinandone desiderio di emulazione.
In tutti i poemi il Graal provoca il banchetto dei cavalieri con vivande che sono per eccellenza luce divenuta cibo e cibo divenuto luce. 
Il nostro autore rileva come molti studiosi si siano occupati del fuoco; come Bachelard con la sua importante opera "La psicanalisi del fuoco", J. G. Frazer con "Miti sull'origine del fuoco", C. Levi-Strauss con "Le cru et le cuit", G. Jung con "I simboli della trasformazione" e "Psicologia e alchimia".
"Nel fuoco vivono i demoni ma rinasce la Fenice, il fuoco è la fiamma dell'inferno ma anche l'aureola del santo.
C'è il fuoco che è morte ma anche il fuoco che è vita".
Egli, fra l'altro, muovendo da una frase di Schopenauer: "Se c'è rapporto tra il fuoco e l'amore, è che il fuoco illumina tutto ciò che tocca; poi lo brucia e lo riduce in cenere", stabilisce un nesso tra il rito cremazionistico e i più profondi valori dell'animo umano.
Con profonda conoscenza e indagine intellettuale, Paolo Michele Erede ci parlò, in un mattino di primavera, con storica saggezza, della futura cremazione delle sue spoglie.
"Il fuoco è energia, generatore di energia, espressione di vita e di morte, di creazione e di annientamento".
Simbolo del dualismo degli opposti; il fuoco alfa e omega.
Il fuoco della civiltà, il fuoco della trasformazione della materia, nella guerra sì, ma soprattutto nella pace.
Il confine tra la civiltà dell'uomo, il mondo profano, il sacro, ispiratore di uomini, di rappresentazioni artistiche, simbolo dell'unità tribale o di popoli.
Il fuoco degli Egizi, degli Etruschi, dei Greci, dei Romani, dei templari, degli alchimisti, degli scienziati.
La storia dell'uomo e della sua evoluzione è indissociabile dal fuoco, la civiltà si sviluppa intorno alla sua utilizzazione a partire dal fuoco "rubato" dall'uomo all'universo della natura.
Nella leggenda il fuoco è stato rubato agli Dei da Prometeo con l'intento benefico di liberare gli uomini, ignudi e inermi, donando loro contro il volere di Giove che lo punisce facendolo imprigionare, luce, fuoco, saggezza e sapienza.
Il fuoco per gli uomini primitivi è il Fuoco Celeste e Sole (mitologicamente sinonimi) e viene deificato; nella forza solare viene venerata la grande forza generatrice della natura.
Nel pensiero dei filosofi e degli scienziati il fuoco è concepito come l'origine ed il principio regolatore dell'universo.
Quando il fuoco si spegne il cosmo si forma: come prima cosa, la parte meno sottile di esso rapprendendosi diventa terra, quindi la terra allentata dall'azione del fuoco dà, per natura, origine all'acqua e l'acqua evaporando si fa aria: alla fine del ciclo, il cosmo e tutti i corpi di dissolvono nella conflagrazione universale.
A conclusione di questo excursus trascrivo qui fedelmente il pensiero di Paolo Michele Erede a proposito della vicenda di Galileo Galilei, che si ascrive al suo profondo richiamo verso le problematiche collegate ai rapporti fra scienza e fede.
"Galileo scienziato massimo, perseguitato a causa dell'intolleranza dell'oscurantismo della religione".
Per obiettività occorre dire che il processo a Galileo non si è svolto nel clima di terrore inquisitoriale che si è voluto immaginare e che si è accreditato, Galileo ha beneficiato dell'indulgenza, se non dell'appoggio, di numerose personalità ecclesiastiche nonché di Papa Urbano VIII - suo estimatore - che sempre lo ha protetto.
In "Vita di Galileo" di Bertolt Brecht il Papa risponde all'Inquisitore: "Ma insomma, quell'uomo è il più grande fisico dei nostri tempi, è il luminare d'Italia, non un arruffone qualunque! Ha degli amici potenti. Che diranno a Versailles? E alla corte di Vienna? Che la Chiesa è diventata un ricettacolo di marci pregiudizi! Non lo toccate!".
Bisognava separare il campo della Fede da quello dell'esperienza.
Ciò che si è rivoltato contro Galileo è stata la mentalità formata nei secoli dalla Chiesa Romana e assimilata dalle coscienze.
Galileo ha posto la questione dell'autonomia della ragione e della ricerca: dare il giusto posto alla ragione umana, distinguere il suo campo da quello della Fede, ma nello stesso tempo intrattenere i necessari rapporti tra Chiesa e Scienza.
Il pensiero ricorrente di Galileo è stata la difesa della Scienza senza offendere la Fede.
Galileo cercava il dialogo con la Chiesa e cercava di far comprendere alla Chiesa l'importanza delle nuove conoscenze della natura.
Respingere aprioristicamente inconfutabili dimostrazioni della realtà danneggiava l'immagine della Chiesa stessa.
L'esasperazione del conflitto Fede-Scienza segnava inesorabilmente il tramonto del potere dogmatico della Chiesa, il suo crescente isolamento culturale in Europa e la reazione della Controriforma - tramite l'Inquisizione - sempre meno efficace, sempre più contraddittoria.
Tutti i periodi del Rinascimento hanno segnato la progressiva liberazione dell'uomo dallo stato di sudditanza culturale rappresentato dai Dogmi della Chiesa.
Galileo scienziato è stato maestro di tolleranza, non criticava le posizioni della Chiesa e le rispettava pur non condividendole.
Infatti Galileo mai è stato contro la Chiesa e Bertolt Brecht - in un commento al proprio lavoro di teatro - sosteneva che "Vita di Galileo" non era destinato ad attaccare la Chiesa Cattolica.
Parecchi dei personaggi che compaiono nel dramma portano l'abito ecclesiastico.
Il dramma - secondo Bertolt Brecht - non intende nemmeno gridare alla Chiesa: "Via le mani dalla Scienza!".
"La Scienza moderna è una figlia legittima della Chiesa, che si è emancipata e ribellata alla madre".
Il processo di Galileo lascia aperti alcuni interrogativi: processo all'uomo Galileo o processo alla Scienza? O entrambi? E perché no processo politico?
Anche di questo processo non si conosce nulla se non le conclusioni, nulla si sa dell'iter processuale, non si hanno documenti al riguardo sebbene il processo sia durato mesi".
Un pensiero variegato e profondo, quello del Nostro Paolo Michele Erede, che tocca tutti i temi e le problematiche che si è posto storicamente l'uomo.
Paolo Michele Erede ha espresso nel corso dei suoi anni intensi una personalità che raramente oggi si ritrova nell'ambito attuale delle conoscenze.
Un medico umanista, un medico filosofo - è simile agli dei, si argomentava in tempi lontani - ma anche uno scienziato attento alla ricerca del sapere... e negli occhi uno sguardo sereno.
La sua cultura era orlata e pervasa dalla modestia.
Lo ricorderò per i miei giorni da vivere sempre così.
Con la sua naturale eleganza, col suo atteggiamento dolce e gentile.
Lo ricorderò con rimpianto per il suo animo cortese verso gli amici.
Mi sembra oggi di avvertire la sua presenza, nei suoi interventi e nel silenzio ritmato della notte.

Edoardo Guglielmino