Cronaca Cerimonia Premiazione Premio Prof. Paolo Michele Erede
Prima Edizione - Genova, 26 Ottobre 2007
Dott.ssa Franca Erede Dürst: Saluto e presentazione
Il
mio più caro saluto ed il mio più sentito grazie a tutti i partecipanti e le
mie congratulazioni ai vincitori del premio.
Ringrazio
in particolare le Autorità che hanno accettato il nostro invito e ci onorano
con la loro presenza.
Prof.
SCIALFA Nicolò
Vice
Presidente Consiglio Comunale di Genova
Preside
Istituto Vittorio Emanuele II – Ruffini
Dott.
COSTA Giuseppe
Consigliere
Comunale di Genova
Medico
Chirurgo IST
Dott.
MUROLO Giuseppe
Consigliere
Comunale di Genova
Prof.
CAVALLI Alessandro
Professore
di Sociologia – Scienze Sociali
Università
degli Studi di Pavia
Vice
Presidente Associazione Italiana di Sociologia
Membro
Accademia Europea e Accademia delle Scienze di Torino
Un
pensiero di gratitudine lo rivolgo alle persone che hanno lavorato e lavorano
per la Fondazione.
Desidero
ricordare la presentazione della Fondazione del 23 marzo 2006 e ringrazio ancora
una volta le tantissime persone che hanno partecipato – infatti la Biblioteca
Berio mi ha riferito che abbiamo battuto il record di presenze dalla sua
apertura.
Come
è trascorso l’anno nella nostra Fondazione:
Prima
di tutto ho il piacere e l’onore di dire che il Consiglio (Dott.ssa Franca Erede Dürst, Avv. Guido Manara, Dott. Luigi Pampana Biancheri) nella sua prima
riunione annuale ha eletto all’unanimità il
PRESIDENTE
DELLE COMMISSIONI SCIENTIFICHE
nella
persona del Prof. Michele Marsonet.
Il
professore ha accettato la nomina e si è reso disponibile.
Noi
siamo grati a Lui e Lo ringraziamo vivamente.
La
nostra prima attività è stata la preparazione del premio con la stesura del
Bando di Concorso e la scelta di tutto ciò che concerne una simile impresa che
al primo impatto non è certo facile.
Il
18 maggio sono stata invitata al Convegno Liberale dove è stata offerta una
bellissima TARGA con la seguente dedica:
A
PAOLO EREDE
BANDIERA
DEL LIBERALISMO
ANIMO
NOBILE AMANTE DELLA CULTURA
“SENZA
AGGETTIVI”
Tra
il numeroso pubblico erano presenti anche il Notaio Claudio Canepa e Gianni
Dello Russo che con commosse parole, ha così ricordato la figura di Paolo:
liberale, medico, cultore di arte e soprattutto di filosofia, definendolo un
“Filosofo prestato con risultati eccellenti alla medicina” – e come uomo
politico convinto che
“l’individuo
è importante a prescindere dalla società, e la libertà dell’individuo trova
i suoi confini in quella degli altri individui e non in una supremazia etica
dello Stato”.
Ho
ringraziato commossa anche per il costante ricordo rivolto a Paolo.
Attualmente,
la Fondazione stà concretando un incontro con i Filosofi della Svizzera
Italiana per scambi culturali e partecipazione ai futuri premi, istituendo un
rapporto di collaborazione con l’Associazione Filosofica Ligure presieduta dal
Prof. Marsonet.
Ringrazio
il Console Generale di Svizzera – Dott. GIANCARLO FENINI per l’aiuto e
l’interessamento continuo.
Prima
di dare la parola al Prof. Marsonet desidero ricordare un Suo pensiero:
“Il
relativismo concettuale afferma che vi possono essere differenze
incommensurabili tra i nostri concetti e quelli utilizzati dai membri di altre
società, e che inoltre non vi sono criteri razionali per giudicare validi gli
uni piuttosto che gli altri.
Possiamo
formulare tale posizione in questi termini:
culture
diverse impiegano schemi concettuali radicalmente diversi per definire ciò che
esiste nel mondo, per determinare come oggetti ed eventi sono organizzati nel
tempo e nello spazio, e quali tipi di relazioni vi sono tra le cose.
Non
è possibile fornire motivi razionali per concludere che uno degli schemi
concettuali tra loro in competizione riflette meglio di un altro la realtà.”
Prof. Michele Marsonet: I problemi della società multietnica
La Fondazione “Prof. Paolo Michele Erede”, presentata ufficialmente presso la
Biblioteca Berio il 23 marzo 2006, conclude un anno di intensa attività con la
prima edizione del Premio “Prof. Paolo Michele Erede”. Il bando di concorso,
rivolto a tutte le persone interessate ai problemi filosofici, ha consentito di
selezionare alcuni saggi significativi, che verranno premiati nel corso di una
cerimonia pubblica promossa dalla Dott.ssa Franca Erede Dürst, Presidente della
Fondazione, parteciperanno i tre membri della Commissione giudicatrice: il Prof.
Michele Marsonet, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e Presidente
delle Commissioni Scientifiche della Fondazione; il Prof. Stefano Monti Bragadin
della Facoltà di Scienze Politiche, e il Professor Silvio Parodi della Facoltà
di Medicina e Chirurgia. Tutti dell’Università degli Studi di Genova.
Com’è
noto, la Fondazione ha lo scopo di tener vivo il pensiero del Professor Erede,
insigne esempio di persona di formazione scientifica con forti interessi
umanistici, e filosofici in particolare. Per Paolo Michele Erede non esisteva
alcuna distinzione tra cultura umanistica e scientifica. Nel corso della sua
vita ha sempre cercato di superare questa distinzione artificiosa, come del
resto si può evincere dalla sua raccolta di scritti postumi Florilegio
(Giuseppe Laterza 2005), voluta dalla moglie Franca Erede Dürst e curata dalla
Prof.ssa Laura Pellerano. Proprio da tale raccolta è tratto il saggio “Le
compatibilità per una cultura dell’incontro in una società multietnica”
(pp. 63-72), e ad esso si sono ispirati i concorrenti per sviluppare i loro
temi.
Si
noti che, nel saggio dianzi menzionato, il Prof. Erede parla di una “cultura
dell’incontro”, e tale notazione è densa di significato. Che cosa può dire
oggi la filosofia sui temi della diversità culturale e della società
multietnica? E’ ancora in grado di offrire strumenti per immaginare e
costruire realtà e società veramente “cosmopolite”? E quale tipo di
educazione risulta più adatto a formare i cittadini che vivono in un mondo
multirazziale, caotico e complesso, “simile più a un bazar kuwaitiano che non
a un club per gentiluomini inglesi”, per usare una frase del celebre
antropologo americano Clifford Geertz? Si tratta, in sostanza, di capire se
risulta tuttora proponibile la fiducia degli Illuministi nell’esistenza di
“invarianti” culturali atemporali, in grado di unificare persone provenienti
da società e culture assai diverse tra loro.
La
capacità o la incapacità di convivere dipende non solo dalle vicende storiche,
ma anche dal sistema di leggi adottato. Esistono abitudini linguistiche,
dettagli del comportamento, gesti e parole che possono spesso tradire forme di
intolleranza e di razzismo. Ma è essenziale rammentare che la scelta di fondo
in tema di diversità culturale è tra una politica che privilegia le differenze
etniche, razziali e religiose, e una politica che incoraggia la conservazione di
una identità culturale condivisa da tutti. Entrambe hanno vantaggi ed
inconvenienti. Non dobbiamo tuttavia scordare che i valori non sono dati nel
mondo sensibile né in quello trascendente, ma vengono creati dalle decisioni
umane. E allora è chiaro che, ancorando i valori stessi al flusso degli
avvenimenti storici, essi si rivelano per quello che effettivamente sono, e cioè
assunzioni di fondo che un individuo – o, meglio, un gruppo di individui –
adotta in un ben preciso e temporalmente determinato momento storico. I valori
non se ne stanno immobili in qualche sorta di platonico mondo delle Idee, e le
teorie concernenti sia l’etica, sia l’organizzazione politico-sociale –
come del resto quelle della scienza – vengono costruire proprio al fine di
essere sottoposte alla prova.
I
valori, dunque, evolvono di conserva con il cammino storico del genere umano.
Non è vero, in altri termini, che vi siano valori assolutamente inconciliabili,
civiltà incapaci di comunicare, teorie scientifiche incommensurabili tra loro.
E’ una questione di misura: basta non ipostatizzare il concetto di valore (o
qualsiasi altro concetto) per comprendere che, in fondo, resta sempre aperta la
possibilità di compiere una scelta. Karl R. Popper ci ha mostrato per esempio
che la storia della scienza è, in fondo, un grande cimitero di teorie: non si
deve mai assolutizzare la conoscenza scientifica del presente, poiché
l’esperienza dimostra che anche anche quelle che noi oggi giudichiamo le
teorie scientifiche “migliori” sono, prima o poi, destinate ad essere
superate.
Tuttavia,
non esistono ragioni cogenti che si impediscano di estendere questo ragionamento
anche ad altri terreni. Gli uomini di ogni periodo storico tendono a vedere
anche l’organizzazione etica (e quella socio-politica) in cui vivono come
finale e definitiva: si tratta della perenne tendenza umana a giustificare
definitivi i propri prodotti. Ma la storia ci insegna che questo è illusione:
ogni nostra costruzione è toccata dalla contingenza e dallo scorrere del tempo.
In
realtà, se noi guardiamo alla storia, il declino delle concezioni
universalistiche non è specifico della nostra epoca. La riaffermazione delle
identità nazionali, etniche e religiose è un fenomeno ricorrente, il quale si
verifica ogni volta che qualche impero sovranazionale, più o meno tirannico,
crolla. Né appare licito considerare la risorgenza delle identità come segnale
di un abbandono del cosmopolitismo. Fenomeni di questo tipo sono già avventi, a
ritmo ciclico, nel passato, e non dovrebbero indurci ad essere pessimisti circa
un rinnovato successo in futuro di ideali che puntino ad unire piuttosto che a
dividere, ad esaltare i fattori che ci accomunano in quanto esseri umani
piuttosto che a sottolineare gli elementi che si separano gli uni dagli altri.
La
perdita di fiducia nel cosmopolitismo, l’attuale declino delle idee
universalistiche, non sono fenomeni la cui origine possa farsi risalire a
circoli intellettuali. Essi riflettono, piuttosto, la percezione diffusa che il
futuro non possa essere migliore. Non è così frequente, oggi, trovare qualcuno
che creda veramente nella possibilità di dar vita ad una società più giusta.
E’ quindi la perdita di fiducia in tutte le forme di utopia egualitaria a far
sì che molti guardino preoccupati al processo di globalizzazione. Si tratta di
una preoccupazione dettata da motivi pratici e concreti, piuttosto che da
teorizzazioni politico-filosofiche.
Abbiamo veramente bisogno di rinunciare alla preservazione delle identità
e delle differenze se ci muoviamo nella direzione di una politica e di una
cultura globali? Molti ritengono di sì, e danno per scontato che la
globalizzazione comporti l’annullamento di ogni specificità. Non è così. La
protezione delle identità e delle differenze non ha bisogno di un tipo di
politica speciale se ci muoviamo nella direzione di una globalizzazione intesa
in senso corretto. In una società globale le identità vengono preservate
gelosamente perché arricchiscono il quadro complessivo.
Accettare la politica del maggior spazio possibile per la variazione
diventa più semplice quando si ammette che non vi è alcuna fonte di autorità
al di fuori del libero accordo tra gruppi. E il progetto di una cultura globale
non deve certamente essere abbandonato. Esattamente in questa direzione si
muoveva Paolo Michele Erede scrivendo: “Le compatibilità non possono quindi
verificarsi che in condizioni di razionalizzazione del fenomeno migratorio e in
un ordinamento sociale che garantisca innanzitutto il rispetto della persona e
della dignità umana. Quindi, ‘Società multietnica’ e non ‘somma’
spersonalizzante e spoliatrice delle rispettive individualità” (Florilegio,
p. 71).
Il Prof. Marsonet presenta il Prof. Stefano Monti Bragadin
Professore
di Sociologia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche,
16
ricerche su temi di Scienza Politica e Sociale,
oltre
100 pubblicazioni sempre sull’argomento Scienze Politiche e Sociali.
Si
è formato culturalmente e scientificamente presso il Centro Studi e Ricerche di
Milano diretto dal Prof. Renato Mieli su problemi Economico Sociali e presso il
Centro Studi di Politica Comparata di Firenze diretto dal Prof. Giovanni Sartori.
Ha
cooperato alle iniziative della Fondazione Einaudi di Roma per studi di politica
ed economia.
Collaboratore
di numerose riviste sempre del settore.
E’
impegnato in diverse istituzioni riguardanti l’Ateneo Genovese.
Presidente
del Comitato per il Coordinamento (tra le Facoltà: Lettere e Filosofia, Scienze
della Formazione, Scienze Politiche) del Corso di Laurea specialistico in
“Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo”.
Ha
organizzato l’”Osservatorio Politico” e l’”Osservatorio sul
Comportamento Politico ed Elettorale in Liguria” del Dipartimento di Scienze
Politiche e Sociali – Università di Genova.
Intervento del Prof. Stefano Monti Bragadin, Facoltà di Scienze Politiche - Università degli Studi di Genova
Se una proposta è giunta quanto mai gradita, di certo è stata quella
che mi è venuta da Michele Marsonet, allorché, nella sua veste di Presidente
delle Commissioni Scientifiche della Fondazione Prof. Paolo Michele Erede, mi ha
invitato a far parte della Commissione Giudicatrice per il conferimento della
prima edizione del Premio omonimo, sul tema: “I problemi della società
multietnica”.
Davanti
ai miei occhi si è immediatamente stagliata la pensosa e bonaria figura del
compagno di tanti, anche remoti sodalizi che hanno intrecciato le nostre
esperienze in molte iniziative nel campo culturale. Attività, non sempre
largamente seguite e fortunate; da noi, comunque, affrontate con grande
entusiasmo e condotte con una forte carica sinergica, quale può venire soltanto
da un grande affiatamento fra chi ha voluto esservi coinvolto.
Così,
nelle immagini e sensazioni tornate di colpo, e caramente, alla memoria, si sono
ben presto affiancate alla sua persona le non meno incancellabili sembianze di
quanti hanno concorso a formare un gruppo impegnato e coeso; un pugno, per la
verità, di attivi intellettuali, intenti cultori e custodi del pensiero e
dell’insegnamento di uno studioso eminente, capace di grandi realizzazioni
anche nell’agire politico, al quale il Paese deve gran parte della sua
formidabile rinascita dopo le sventure della guerra. In effetti, se la fervente
e premurosa compagine degli “Amici della Fondazione Einaudi”, ormai decenni
addietro, ha potuto ben operare tanto a lungo con mezzi tanto esigui, lasciando
un segno nella Genova colta e giovanile, è stato perché uomini della levatura
di Paolo Michele Erede, Giorgio Imbraguglia ed Ernesto Bruno Valenziano,
purtroppo tutti e tre prematuramente scomparsi, non hanno disdegnato di
corredare le loro brillanti carriere nei rispettivi campi, professionale o
scientifico, filosofico o politico, con un’aperta, non esclusiva socievolezza.
Da
parte sua, Paolo Michele Erede, spirito versatile ma rigoroso, si è mosso con
pari naturalezza ai livelli locale, nazionale ed internazionale, portando a
sintesi vivente e prestigiosa la professione medica e gli importanti incarichi
nella sanità pubblica, la pubblicistica specialistica e la libera penna, gli
studi su tematiche particolari e profonde riflessioni sull’umanità e gli
uomini. Personalmente, alla dimensione girovaga della sua esistenza e al suo
interesse per la psicanalisi resto persino debitore, avendomi consentito di
ritrovare un amico svizzero di gioventù, di cui avevo perduto traccia negli
anni e che non mi riusciva più di contattare, il quale, nel frattempo, era
diventato uno studioso di fama e un medico di vaglia.
La
mia risposta a Michele Marsonet, dunque, non poteva che essere positiva e di
slancio. La nascita della “Fondazione Prof. Paolo Michele Erede” che, alla
fine, ha premiato la devota, solerte costanza della consorte, Franca Dürst
Erede, nonostante i tortuosi e laboriosi itinerari delle italiche procedure
formali, merita la più ampia, oserei dire la più magnanima delle disponibilità.
Non solo perché l’Uno e l’Altra lo hanno meritato appieno, ma anche perché
tale disponibilità deve dimostrare di saper onorare in modo adeguato
un’esistenza coerentemente votata alla libertà di pensiero e altrettanto
degnamente, nel ricordo dell’opera di Lui, deve saper coronare gli sforzi
tanto generosamente profusi dalla più che degna compagna della sua vita, oggi
sua valente interprete e indefessa continuatrice.
Coraggiosa
e, insieme, di testimonianza sommamente significativa è stata la scelta, per il
Premio, di un tema sociologico-filosofico, attinente ad una problematica di
estrema attualità; e ciò, a maggior ragione, “anche alla luce dello
scritto” di Paolo Michele Erede sulle “compatibilità per una cultura
dell’incontro in una società multietnica”, preso dalla bella raccolta di
testi, “Florilegio, Filosofia, Storia, Umanologia”, egregiamente curata da
Laura Sacchetti Pellerano. L’averlo rivolto a “tutti coloro che amano la
cultura”, con intenti di promozione, scoperta, stimolo, oltre che di
diffusione e divulgazione, è stato poi un messaggio esplicito, proprio del
percorso da Lui tracciato.
Pertanto,
andare lungo la scia che Egli ha lasciato dietro di Sé, credo sia stata cura e
premura di noi che abbiamo accettato, in sua memoria, di farci valutatori degli
elaborati presentati dai vari partecipanti al primo Concorso indetto in suo
nome.
Il Prof. Marsonet presenta il Prof. Silvio Parodi
Professore
Ordinario di Oncologia
Facoltà di Medicina – Università di Genova
Direttore
della Struttura Complessa di Oncologia Sperimentale dell’Istituto per la
Ricerca sul Cancro di Genova
Laureato
in Medicina e Chirurgia nell’Università di Genova
Libera
docenza in Farmacologia nell’Università di Trieste
Autore
di 279 pubblicazioni
E’
stato ricercatore nell’Istituto per la ricerca Fels
Il
suo campo di ricerca è innovativo e pionieristico.
E’
tra i primi ricercatori a descrivere le importanti attività immunodepressive.
Intervento del Prof. Silvio Parodi, Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Genova
Il
Prof. Paolo Michele Erede, che la moglie Dott.ssa Franca Erede Dürst, ha voluto
ricordare ed onorare con una Fondazione, oltre che un medico validissimo, coltivò
sistematicamente durante la sua vita profondi interessi per la dimensione
culturale umanistica e filosofica delle attività umane. Fra queste ed il mondo
biomedico esistono in realtà legami ben più profondi di quanto si possa a
prima vista pensare.
Il
mondo biomedico può essere visto avendo in mente primariamente problematiche
concernenti la salute: capire le malattie, prevenirle, diagnosticarle, curarle.
E’
una prospettiva certamente estremamente complessa e della più grande
importanza.
Nel
contempo, come conseguenza del fatto che siamo esseri viventi, avviene anche che
le conoscenze scientifiche e filosofiche di ordine più generale siano filtrate
attraverso le strutture portanti di un essere vivente: le sue reti neuronali,
dietro a queste, ad un livello più riduzionistico del precedente, ma ancora di
enorme complessità, le reti molecolari di controllo, un complicatissimo
intreccio di interazioni biochimiche, a volte reversibili, a volte legate a
catalisi enzimatiche, che governano ogni funzionamento cellulare.
Homo
sapiens sapiens ha reti neuronali capaci di supportare il linguaggio; esso
consente un livello di integrazione delle esperienze più astratto e potente,
rispetto alle associazioni (prevalentemente legate ad elaborazioni /
memorizzazioni di immagini?) proprie dell’intelligenza di altri mammiferi e,
perché no?, di altri esseri viventi.
Il
linguaggio è certamente un diaframma fra noi e la realtà, ma in qualche modo
deve “funzionare” nell’organizzare le nostre esperienze della realtà
medesima, perché se fosse stato capace soltanto di elaborazioni fantastiche non
ci avrebbe offerto alcun vantaggio evolutivo.
La
biologia molecolare ci dice molto chiaramente che tutti gli esseri viventi oggi
esistenti sulla terra sono fra loro parenti. Condividono infatti:
SW
(softwere) in base quattro rappresentato da uno stesso comune DNA (od RNA) che
fa uso delle stesse quattro basi.
Funzionalità
operative fondamentali quali: polimerasi, mRNAs, tRNAs, rRNAs, ncRNAs, ribosomi,
codoni-tripletta ciascuno con la stessa corrispondenza verso gli stessi
aminoacidi.
A
quanto sopra dobbiamo aggiungere la sorprendente capacità “storica”che
i “viventi” hanno avuto, di evolvere verso livelli anche elevatissimi di complessità:
una sorta di incremento multidirezionale del “disordine”, vincolato però
dalla condizione che la capacità “autopoietica” del sistema doveva essere
mantenuta, in un ambiente di crescita adatto che fosse disponibile.
Il
passaggio da mondo pre-biologico a mondo biologico avvenne spontaneamente?
In
condizioni “ambientali” compatibili può essere un portato delle stesse
proprietà fondamentali e coerenti della materia?
Domande
che generano in noi una sorta di umile stupore, il senso oscuro di una sorta di
Divino (immanenza del Divino?): un Esistente che esiste, sorprendente, ordinato,
complicato.
Si
affaccia oggi la possibilità che l’evoluzione possa procedere come evoluzione
dipendente dagli esseri umani. Fra qualche centinaio d’anni, una futura
evoluzione della mente umana di oggi, scorgerà un significato ben più profondo
in tutta questa sconvolgente storia?
Un
mio caro amico, che da molti anni lavora al National Institute of Health di
Bethesda (Kurt W. Kohn) e che oggi si occupa di reti molecolari di controllo e
di MIMs (Mappe di Interazione Molecolare), mi scrisse qualche tempo fa:
“If
we are part of the cosmos, then it is as if the cosmos is asking questions about
itself”. Possiamo vedere le
cose anche in questo modo.
Tuttavia soggiunse anche:
“This
human-dependent evolutionary process has the potential of producing great evil
along the way”. Possibile,
anzi probabile?
Nei secoli gli uomini utilizzano le conoscenze passate come un prezioso
tesoro ereditato; nel contempo le riforgiano, le stravolgono, le arricchiscono,
danno loro nuovi significati traslati, metaforici.
Appropriato appare dunque in questo contesto concludere con la terzina
dantesca (La Divina Commedia –Inferno XXVI, il Canto di Ulisse), che è anche
il motto della Fondazione Michele Erede:
“Considerate
la vostra semenza:
fatti
non foste a viver come bruti,
ma
per seguir virtute e conoscenza”.
Ed anche nell’ardimento dell’Ulisse dantesco non mancava, al fondo
della storia, il rischio “of producing great evil along the way”.
Dott.ssa Franca Erede Dürst: Il Premio
Il
titolo del tema prescelto è: “LE COMPATIBILITA’ PER UNA CULTURA
DELL’INCONTRO IN UNA SOCIETA’ MULTIETNICA” tratto dal libro
“FLORILEGIO” di Paolo Michele Erede – Curatrice Prof. Laura Sacchetti
Pellerano.
La
scelta è stata fatta dal Presidente delle Commissioni Scientifiche Prof.
Michele Marsonet perché è un argomento di grande attualità e di grande
interesse sia politico, sociale, economico, religioso ed etico.
Paolo
così concludeva la sua ricerca:
“Alle
soglie del terzo millennio rischi ed esperienze che parevano superate e si
ripetono errori dalle conseguenze tragiche per i continui conflitti e per le
condizioni economiche caratterizzate da assoluta instabilità. Gravi carenze
formative e gravi ritardi nella preparazione alle grandi mutazioni storiche e
storico-economiche anche in Europa hanno fatto tralasciare alla “grande
politica” argomenti fondamentali quali la demografia storica e l’etnologia
giuridica”.
Desidero
invitare le Autorità a rivolgere il Loro saluto a tutti.
Prof.
Nicolò SCIALFA
Vice
Presidente Consiglio Comunale
Preside
Istituto Vittorio Emauele II – Ruffini
Dott.
Giuseppe COSTA
Consigliere
Comunale di Genova
Medico
Chirurgo IST
Dott.
Giuseppe MUROLO
Consigliere
Comunale di Genova
Prof.
Alessandro CAVALLI
Cattedra
di Sociologia – Scienze Sociali
Università
degli Studi di Pavia
Vice
Presidente Associazione Italiana di Sociologia
Membro
Accademia Europea ed Accademia delle Scienze di Torino
Ascolteremo
dalla viva voce del Prof. Marsonet come i nostri vincitori del premio studiano,
descrivono ed analizzano questo particolare problema.
La Dott.ssa Franca Erede Dürst premia i vincitori
CALCAGNO Carlo
IV°
Premio ex aequo
Genovese
Maturità
Classica al Liceo Mazzini
Laurea
in Medicina e Chirurgia
Specialista
in Urologia
Laurea
in Storia
Dirigente
Medico Urologo ASL 3 – Genova
Il
titolo del lavoro presentato è:
“Circoncisione
rituale nella società occidentale: una sfida multiculturale”.
Elaborato: Carlo Calcagno
Presenta
un saggio esclusivamente dedicato al problema della circoncisione rituale nella
società occidentale, dimostrando come esso ponga una sfida culturale.
Notazioni
interessanti sia dal punto di vista medico che culturale.
CATALANO Luigi
IV°
PREMIO ex aequo
Genovese
Maturità
Scientifica al Liceo Fermi
Laureato
in Scienze Giuridiche – Università di Genova nel 2006
Si
considera ancora Studente
Ha
vinto diversi premi letterari sia in sede regionale che nazionale - di cui uno
su “Carlo Alberto Dalla Chiesa”.
Partecipa
con un lavoro su
“I
problemi della società multietnica”.
Elaborato: Luigi Catalano
Sviluppa
il tema proposto facendo riferimento alle esperienze di quartieri genovesi in
cui il fenomeno dell’immigrazione è più rilevante, in particolare
Sampierdarena.
Prende
infine in considerazione i problemi del mercato del lavoro.
SANGIACOMO Andrea
IV°
PREMIO ex aequo
Nato
e residente a Genova
Maturità
Scientifica presso il Liceo Cassini
Laurea
in Filosofia presso Università di Genova discutendo un elaborato su “La
concezione heideggeriana delle verità su “Essere e Tempo”
Ha
pubblicato un volume su: “La sfida di Parmenide verso la Rinascenza”
Ha
frequenta il X anno di pianoforte presso il Conservatorio Paganini di Genova e
si è già diplomato.
Presenta
un lavoro dal titolo:
“Alle
radici dell’egoismo occidentale”.
Elaborato: Andrea Sangiacomo
Conduce
l’argomentazione facendo riferimento sia ad autori classici quali Omero e
Platone, sia a filosofi contemporanei come Nietzsche ed Emanuele Severino.
Analizza
i problemi della società multietnica alla luce del nichilismo.
CANEVARO Silvia
III°
PREMIO
Nata
a Genova ove risiede
Ha
conseguito la Maturità Classica presso il Liceo Andrea D’Oria
Ha
desiderato assecondare il suo interesse per le materie umanistiche iscrivendosi
al Corso di Laurea in Filosofia con indirizzo Psico Pedagogico nella Università
degli Studi di Genova
Si
è laureata con una tesi in “Psicologia della personalità”
Ha
frequentato due Master in “Editoria Tradizionale e multimediale”
Attualmente
si occupa di “Redazione” in campo Editoriale con grande soddisfazione.
Ha
partecipato al nostro premio con un lavoro su:
“La
compatibilità per una cultura dell’incontro in una società multietnica”.
Elaborato: Silvia Canevaro
Presenta
un saggio lungo e ben argomentato. Mette in rilievo l’inarrestabilità del
processo multietnico, che mette in crisi la nozione di “appartenenza”.
Sottolinea
il ruolo delle agenzie educative e conclude analizzando il caso italiano.
DI GREGORIO Francesco
II°
PREMIO
Nato
a Novi Ligure
Residente
a Basaluzzo (Alessandria)
Dopo
il diploma di Maturità Scientifica si è laureato in Filosofia
Iscritto
alla SSIS di Genova (Scuola Specializzazione insegnamento Secondario)
Ha
preso parte al nostro premio con il seguente titolo:
“La
sfida del futuro: uno sguardo filosofico al destino dell’uomo nelle parole di
Paolo Michele Erede ed Hans Jonas”.
Elaborato: Francesco Di Gregorio
Tematizza
il problema rifacendosi in particolare alle idee del filosofo Hans Jonas e
ponendole a confronto con le parole di Paolo Michele Erede.
Pregevole
l’approfondimento della natura essenzialmente “comunicativa” degli esseri
umani.
PESTARINO Claudio
I°
PREMIO
Nato
a Montoggio dove abita
Ha
conseguito la laurea in Lettere Moderne con tesi Filosofica – Università di
Genova
Ha
partecipato a Corsi di Aggiornamento post lauream in Filosofia.
Il
titolo del lavoro presentato al Premio della Fondazione è:
“I
problemi della società multietnica”
Elaborato: Pestarino Claudio
Analizza
con grande puntualità e precisione i problemi della società multietnica,
dapprima introducendo utili precisazioni terminologiche, e in seguito
analizzando il cosiddetto “scontro di civiltà” e il fenomeno della
globalizzazione. Propone infine argomentate conclusioni.
Dimostra
grande padronanza dell’argomento, come si evince anche dalla Bibliografia.
Dott.ssa Franca Erede Dürst: Saluto conclusivo
Nel
Suo Io e nel Suo Pensiero
Nell’Essere
e nell’Esistere che è stato
Nel
Pensiero di giustizia e di libertà che ci ha lasciato
Così
noi continueremo in questo cammino.
Grazie.